Il Sindacato Svizzero dei Media rigetta con forza la proposta di riforma LPP 21. Questa riforma, anziché migliorare le condizioni previdenziali dei lavoratori, comporterà una significativa riduzione delle rendite, colpendo duramente soprattutto i dipendenti con redditi medi e bassi.
Le modifiche previste, come la riduzione dell'aliquota di conversione dal 6,8% al 6% e l'aumento dei contributi salariali fino all'11,2%, significano che i lavoratori pagheranno di più per ottenere rendite più basse. Questo è inaccettabile, specialmente in un contesto di costi della vita in aumento, che include l'esplosione dei premi delle casse malati e delle spese accessorie per l'abitazione.
Le misure compensatorie previste sono inadeguate e limitate a una fascia ristretta di persone, lasciando la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori senza alcuna forma di supporto. È evidente che questa riforma penalizza ingiustamente coloro che già si trovano in situazioni economiche precarie, in particolare le donne e i lavoratori a tempo parziale, che vedono peggiorare ulteriormente le loro prospettive pensionistiche. Anche per le fasce meno toccate, l'iniziativa rappresenta un grande pericolo: accettare questa riforma aprirebbe la strada a ulteriori peggioramenti futuri, minando la fiducia nel nostro sistema previdenziale.
Il settore finanziario, che già beneficia di ingenti somme attraverso costi amministrativi e provvigioni, rimane indenne dai tagli previsti dalla riforma. Questo è in contrasto con il principio che il secondo pilastro dovrebbe servire gli interessi degli assicurati e non quelli degli istituti finanziari.
Invitiamo tutte e tutti a votare NO alla riforma LPP 21 il prossimo 22 settembre! È fondamentale unirci e far sentire la nostra voce contro una riforma che compromette il futuro pensionistico di tanti lavoratori e lavoratrici.
Che sia la riforma LPP 21, il “decreto Morisoli” o gli attacchi al canone radiotelevisivo, stanno minando sempre più le sicurezze di cui ogni salariato necessita per affrontare serenamente il futuro: è ora di dire basta!