
L’intelligenza artificiale è uno degli sviluppi più rilevanti della nostra epoca e sta trasformando anche il giornalismo. Da un lato può rafforzare la qualità e l’efficienza del lavoro giornalistico; dall’altro porta con sé il rischio di perdita di posti di lavoro o di un indebolimento della fiducia nei media. Per la prima volta, il fög ha intervistato oltre 700 professioniste e professionisti dei media in tre regioni linguistiche della Svizzera, rilevando che gli strumenti basati sull’IA sono ormai parte integrante della quotidianità redazionale.
Per la grande maggioranza delle professioniste e dei professionisti dei media (87%) l’intelligenza artificiale è uno strumento collaudato e utile per il proprio lavoro (63%). Tuttavia questi strumenti vengono impiegati soprattutto a titolo di supporto; per esempio per la trascrizione di file audio, e non per la creazione di contenuti completi. Non sorprende che quattro su cinque intervistate e intervistati sono del parere che l’uso dell’intelligenza artificiale nel giornalismo sollevi numerose questioni etiche. Molti, inoltre, danno per scontato che l’intelligenza artificiale favorisca la diffusione di informazioni errate e, non da ultimo, possa compromettere la fiducia del pubblico.
Con preoccupazione il sindacato SSM prende atto delle dichiarazioni secondo cui alcune professioniste e alcuni professionisti lamentano una mancanza di tempo tale da impedire loro di verificare le informazioni generate dall’IA o di integrare fonti proprie. Preoccupa inoltre il fatto che in molte redazioni manchino misure sistematiche di garanzia della qualità o che queste non siano note. Sebbene in numerose aziende mediatiche – e nel settore nel suo complesso – siano già state introdotte direttive sull’uso dell’IA, molte professioniste e molti professionisti sembrano non esserne ancora a conoscenza.
Oltre l’80% delle professioniste e dei professionisti dei media considera indispensabili standard vincolanti per il settore per segnalare l’uso dell’IA nella produzione giornalistica, così che anche il pubblico possa comprenderne meglio l’utilizzo.
L’impiego dell’IA di grandi gruppi tecnologici solleva non solo interrogativi sulla dipendenza a livello di contenuto ma anche in merito ai costi. Le professioniste e i professionisti intervistati preferirebbero puntare su cooperazioni e investire in strumenti di IA propri, così da ridurre le spese per le singole aziende mediatiche. In questo modo si potrebbe anche valorizzare maggiormente la produzione giornalistica locale, attenuando lo squilibrio tra grandi e piccole redazioni.
Come le professioniste e i professionisti intervistati, anche il sindacato SSM riconosce che il settore svizzero dei media deve adottare tecnologie moderne, attenendosi però a direttive chiare e condivise nel settore. Le risorse così liberate non dovrebbero confluire nelle imprese tecnologiche, ma vanno investite a beneficio del personale delle redazioni: perché dietro ogni informazione devono esserci persone in grado di verificare i contenuti e di mantenere, con l’alta qualità del loro lavoro, la fiducia del pubblico.
Lo studio completo sui pareri delle professioniste e dei professionisti dei media in Svizzera sull’uso dell’intelligenza artificiale nel giornalismo è disponibile su www.foeg.uzh.ch.