
La decisione del Consiglio nazionale di respingere l'iniziativa è giusta ed è stata sostenuta anche da un'ampia alleanza di rappresentanti del mondo della cultura, dello sport, dell'istruzione, dell'inclusione e della disabilità sensoriale, della società civile, dei media e delle organizzazioni sindacali. Oltre 110 organizzazioni hanno aderito all'appello lanciato dall’SSM «In gioco non c’è solo il futuro della SSR», invitando il Consiglio nazionale a compiere questo importante passo.
«Oggi, il Consiglio nazionale ha preso l'unica decisione possibile e responsabile. Qualsiasi altra scelta avrebbe comportato tagli di migliaia di posti di lavoro e compromesso in modo irreparabile la pluralità dei media in Svizzera. Ora speriamo che la stessa determinazione venga mostrata anche dal Consiglio degli Stati e dalla popolazione», afferma Silvia Dell'Aquila, segretaria centrale dell'SSM.
L'iniziativa «200 franchi bastano» vuole ridurre il canone radiotelevisivo a un massimo di 200 franchi all'anno ed esonerare completamente le imprese. Ciò ridurrebbe il finanziamento della SSR, già limitato a un massimo di 1,25 miliardi di franchi, a soli 630 milioni, mettendo così a rischio l'esistenza stessa del servizio pubblico mediatico in Svizzera. Secondo l'attuale studio BAK, le conseguenze sarebbero gravi: la SSR dovrebbe sopprimere circa 2450 posti di lavoro a tempo pieno, la massa salariale del personale SSR diminuirebbe di 300 milioni di franchi e il valore aggiunto lordo generato dalla SSR si ridurrebbe di quasi la metà (47%). A livello macroeconomico sarebbero coinvolti circa 6300 posti di lavoro, sia all’interno della SSR sia in aziende di altri settori che oggi le forniscono servizi o ne ricevono commesse.
Già il controprogetto, che sarà attuato per via di ordinanza ed entrerà in vigore in caso di rifiuto dell'iniziativa popolare, prevede tagli significativi. Con la revisione parziale dell'Ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV), approvata dal Consiglio federale, infatti, a partire dal 2027, il canone per le economie domestiche passerà dagli attuali 335 franchi a 312 franchi. Allo stesso tempo, l'80% delle imprese sarà esentato dal pagamento del canone (una quota già oggi pari al 75%). Dal 2029, il canone per le economie domestiche scenderà a 300 franchi all'anno. Per la SSR ciò significa una perdita annua di entrate pari a 270 milioni di franchi, ovvero un taglio del 17% del proprio budget. Questa revisione parziale obbliga già oggi la SSR a adottare misure di risparmio drastiche e a sopprimere circa 1000 posti di lavoro a tempo pieno (FTE).
Il dibattito sul servizio pubblico mediatico deve essere affrontato con senso di responsabilità. Il finanziamento del mandato di prestazione previsto dalla legge garantisce posti di lavoro, diversità regionale, coesione sociale e, non da ultimo, l'indipendenza giornalistica.
Silvia Dell'Aquila aggiunge: «Una discussione seria sul mandato e sulla portata del servizio pubblico mediatico deve essere parte integrante della procedura di rilascio delle concessioni. Le dipendenti e i dipendenti della SSR, il servizio universale mediatico indipendente e la pluralità dei media in Svizzera non devono diventare ostaggio di polemiche e strumentalizzazioni ideologiche e di parte. La posta in gioco è troppo alta. Un servizio pubblico forte ha bisogno di condizioni quadro stabili: l’SSM si batte per garantirle».