
Intervento del Sindacato Svizzero dei Media (SSM)
Conferenza stampa “1° maggio 2025” dell’Unione Sindacale Svizzera – 24.04.2025, Bellinzona
Buongiorno a tutte e tutti,
oggi siamo qui come sindacalisti e come difensori del servizio pubblico e della democrazia. Perché quello che sta succedendo nel settore dei media in Svizzera, e in particolare nella Svizzera italiana, è grave. È molto grave.
L’iniziativa per distruggere la RSI, ingannevolmente chiamata alle nostre latitudini “200 franchi bastano”, che andremo a votare nella prima metà del 2026, non è solo un attacco al canone. È un attacco diretto alla qualità dell’informazione, al diritto alla cultura e alla coesione nazionale.
E diciamolo chiaramente: se questa iniziativa dovesse passare, la RSI non potrà più esistere nella Svizzera italiana. Non è uno slogan. È un fatto.
Con il taglio del 50% al finanziamento della SSR previsto dall’iniziativa, la produzione radiotelevisiva nella Svizzera italiana verrebbe spazzata via, rimarrebbe al massimo un ufficio regionale. Le sedi, le redazioni, le troupe, gli studi – tutto ciò che oggi garantisce un servizio pubblico capillare, professionale e indipendente – verrebbe trasferito oltralpe.
E con esso, centinaia di posti di lavoro qualificati, decine di professioni culturali e tecniche, e una parte viva del tessuto economico e sociale del nostro Cantone.
Questo significa non solo impoverire un’intera regione, ma negare a una minoranza linguistica il diritto di raccontarsi, di informarsi e di esistere nel dibattito nazionale in maniera indipendente.
Ma il problema è più ampio.
Il pluralismo dell’informazione in Svizzera è in pericolo. I media locali e regionali sono sotto pressione, travolti da tagli, chiusure e concentrazioni editoriali.
E già oggi, a causa della sciagurata e antidemocratica ordinanza del consigliere federale Rösti, che ha portato il canone a 300 fr, le colleghe e i colleghi della RSI si vedono confrontati con un piano di tagli al personale che da qui al 2029 porterà alla soppressione di centinaia di posti di lavoro. È un colpo durissimo al servizio pubblico, alla dignità professionale, alla stabilità del nostro settore.
Se, in un momento di grande incertezza internazionale, lasciamo che il settore mediatico finisca nelle mani di grossi gruppi privati, multinazionali o piattaforme globali estere che non hanno nessun interesse per il servizio alla cittadinanza, mettiamo a rischio la democrazia stessa.
Ecco perché difendere i media regionali e difendere la RSI significa difendere tutta la Svizzera.
Difendere e mantenere la produzione radiotelevisiva nella Svizzera italiana – e non solo in lingua italiana – significa difendere la diversità linguistica e culturale che rende unico il nostro Paese.
Difendere il servizio pubblico è un atto di giustizia sociale e di coesione nazionale.
Per questo SSM invita tutte e tutti a partecipare al corteo del 1° maggio, marciando assieme dietro lo striscione unitario “MEDIA FORTI, DEMOCRAZIA VIVA”, realizzato da SSM, Syndicom e USS – in una battaglia per i media di tutti, per i posti di lavoro e per i diritti di chi ci lavora.
Contro chi vuole dividere, indebolire il tessuto sociale e cancellare la presenza viva della Svizzera italiana nel nostro Paese.
