
Le giornaliste e i giornalisti freelance contribuiscono alla varietà dei media, che si tratti di carta stampata, radio o televisione. Ovviamente anche alla SSR. Scrivono soggetti, realizzano reportage in testi e fotografie, podcast, video, approfondimenti e interviste. I loro contributi possono essere ascoltati alla radio, visti in televisione, letti in rete o sulla stampa cartacea. Lavorano in gran parte da soli. Molti sono registrati presso la cassa di compensazione AVS come indipendenti, ma accade di frequente che fatturino come salariati. Questo significa che l'azienda si fa carico, oltre che dell’onorario, anche dei contributi alle assicurazioni sociali. Altri hanno costituito una ditta individuale. In ogni caso, che si tratti di un lavoratore indipendente, salariato o di una ditta individuale, i freelance non devono solo essere creativi: per riuscire a sopravvivere in un ambiente difficile devono necessariamente godere di buona salute. Oltre a fornire la loro prestazione professionale devono negoziare i compensi, occuparsi della propria amministrazione ed essere competenti in materia di contabilità e questioni fiscali, tanto che spesso, in mezzo a tutto questo, si dimenticano di essere anche titolari dell’autorialità dei contenuti.
I salariati beneficiano del fondo di creatività
Nella SSR i dipendenti salariati ricevono un riconoscimento almeno parziale dei diritti d’autore, che vengono loro corrisposti attraverso il fondo di creatività. I freelance restano invece a mani vuote. O anche peggio: con il contratto d'autore, la SSR impone loro la cessione di diritti d'utilizzo molto ampi senza corrispondere la relativa remunerazione. Il gruppo SSM ‘Privati e freelance’ ha esaminato i contratti in vigore e le condizioni generali della SSR, giungendo alla conclusione che tali contratti rappresentano un vero e proprio furto dei diritti dei giornalisti e non sono più accettabili. Un intervento in questo ambito è tanto più necessario se consideriamo che i compensi che la SSR corrisponde ai freelance sono progressivamente sempre più bassi.
Sosteniamo i freelance e facciamoli rientrare nel CCL
Riteniamo necessario agire su due livelli. Da un lato bisogna sensibilizzare i freelance all'interno del sindacato sulla questione dei diritti d’autore. Ciascun/a freelance che lavora per la SSR deve chiedersi quale sia il proprio contributo creativo a un'opera. Svolgo un’attività creativa, posso essere considerato/a un/a autore/autrice o co-autore/autrice? Oppure mi limito a fornire una collaborazione priva di contributo creativo? Se posso essere considerato/a autore/autrice o co-autore/autrice, allora non solo devo negoziare un compenso adeguato, ma devo anche definire i diritti d'utilizzo che il committente otterrà per quel dato onorario.
Riassumendo: è necessario definire con precisione il tipo di utilizzi e la loro estensione, nonché il livello di esclusività connesso alla cessione dei diritti al partner contrattuale. In questo senso l’SSM supporterà i propri iscritti fornendo schede informative e tabelle di corrispettivi.
Inoltre, intendiamo collaborare con delle società di gestione collettiva dei diritti. Stiamo esaminando i contratti in essere, elaborando un modello che sarà messo a disposizione dei nostri membri, a cui offriamo anche una consulenza per la negoziazione del proprio contratto. D'altro canto, nell’ambito delle attuali trattative con la SSR per il rinnovo del CCL, uno dei nostri obiettivi è ottenere il riconoscimento che da tempo è dovuto ai freelance: poiché svolgono un lavoro essenziale per la SSR, devono conseguentemente essere inseriti nel CCL. Le modalità saranno frutto di una trattativa. In questo senso, un buon esempio è costituito dai contratti collettivi di lavoro della radio e televisione pubblica tedesca. In Germania è oramai acquisita la consapevolezza che il personale salariato e i freelance contribuiscono insieme alla realizzazione di programmi di qualità.