
Negli ultimi anni, i salari in Svizzera hanno mostrato una preoccupante tendenza al ribasso, con la Svizzera italiana che emerge come una delle regioni più colpite da questa involuzione. Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica, mentre i salari nominali in altre regioni del paese sono cresciuti, in Ticino si è registrata una stagnazione e, in alcuni settori, addirittura una riduzione.
In un contesto come quello ticinese dove dilaga un dumping salariale brutale, attaccare direttamente il servizio pubblico radiotelevisivo e il suo indotto economico significa di fatto attaccare i salari di tutte e tutti.
I sostenitori dell’iniziativa “200 fr bastano” e di tutti gli attacchi al canone radiotelevisivo non mirano solo ad indebolire l’indipendenza dei media e puntare ad un asservimento degli stessi agli interessi di economia e politica. Il loro è anche un attacco alle condizioni di lavoro e salariali di un settore indipendente dai loro capricci e che dispone di un forte contratto collettivo e un partenariato sociale vivace e solido.
Creare spirali decrescenti di salari e diritti, che sia nei confronti dei dipendenti cantonali, di quelli nei settori sani dell’economia privata o di quelli RSI non fa che livellare a ribasso i salari di tutto il cantone. La destra populista tenta di dividere i lavoratori e le lavoratrici con la narrazione di categorie di presunti “privilegiati” quando il suo obbiettivo è solo uno: attaccare i salari dignitosi per imporre salari da fame per tutti!
Non dimentichiamoci che qualche tempo fa chiamavano privilegiati i dipendenti delle ex regie federali. Oggi nessuno li definisce più tali e l’unico risultato è stato un impoverimento diffuso nella Svizzera italiana.
Oggi il Sindacato Svizzero dei Media è in piazza per scardinare questa logica e per rivendicare salari dignitosi tutti. Contrapponendo la solidarietà ad ogni tentativo di dividerci in base a provenienza geografica, presunti privilegi o qualsiasi altra specchietto per le allodole venga messo in campo per distrarci dall’unico dato di fatto che conta, ovvero che ad unirci è la dipendenza dal salario.