Per la SSR, l'accordo comporta, tra le altre cose, le seguenti limitazioni e cooperazioni:
- Obbligo di concentrarsi sul cosiddetto «core business» nel settore digitale, con la conseguente riduzione dei contenuti testuali e l’integrazione di formati audio o video, in particolare nell’attualità e nello sport. Inoltre, la SSR dovrà limitare la propria presenza sui social media, in netta contraddizione con la strategia di digitalizzazione perseguita negli ultimi anni, utilizzata finora per giustificare profonde ristrutturazioni che hanno avuto forti ripercussioni sul personale.
- Approccio più moderato nell’acquisizione dei diritti sportivi, con un orientamento verso eventi non coperti dagli operatori commerciali.
- Messa a disposizione quotidiana di materiale grezzo (senza logo) a terzi, compresa la diffusione di contenuti prodotti da media privati.
- Inserimento di link ai contributi degli editori privati con forme di cross-plattform teasing, finalizzate ad ampliare la loro visibilità e ad aumentare il traffico sui portali degli editori stessi.
- Trasferimento di una parte importante delle risorse di marketing online dalla SSR a beneficio dei media privati
Vista l’unilateralità delle prestazioni previste, non si può certo parlare di una vera collaborazione: i servizi pattuiti sono forniti esclusivamente dalla SSR a favore dei media privati – una strada a senso unico che solleva interrogativi senza fornire risposte. Come unica contropartita, l’Associazione degli editori si limita a promettere il rifiuto dell'iniziativa «200 franchi bastano», senza, tuttavia, precisare in che modo intenda procedere.
Particolarmente grave è l’esclusione del Sindacato dei media SSM, partner sociale della SSR, che non è stato informato né sull’avvio dei negoziati né sulla loro conclusione. Una richiesta di colloquio con la direttrice, avanzata immediatamente dopo la comunicazione, non ha avuto seguito: la direzione ha addotto motivi di agenda. È evidente, tuttavia, che questo accordo avrà ripercussioni rilevanti sulla politica del personale – un aspetto che, al momento, la direzione aziendale sembra preferire non affrontare.
La SRG SSR ha ceduto su richieste fondamentali avanzate dagli editori da anni, accogliendole di propria iniziativa, senza alcuna pressione politica o sociale, e giustificando la scelta con il presunto rafforzamento del pluralismo mediatico. In realtà, si profila un nuovo, grave indebolimento del servizio pubblico, con conseguenze altamente problematiche per i diritti democratici della nostra società.
L’Assemblea delle delegate e dei delegati dell’SSM esorta pertanto la SSR:
- a ritirare immediatamente l’accordo appena concluso;
- e a garantire che, prima dell’eventuale apertura di nuove trattative:
- le misure riguardanti il mandato giornalistico e sociale del servizio pubblico siano esaminate con la massima attenzione;
- tutte le possibili conseguenze in materia di politica del personale siano oggetto di un’analisi critica congiunta tra la SSR e l’SSM, in quanto partner sociale, coinvolgendo in modo trasparente le collaboratrici e i collaboratori.
- le misure riguardanti il mandato giornalistico e sociale del servizio pubblico siano esaminate con la massima attenzione;