
Dopo la netta bocciatura dell’iniziativa da parte del Consiglio nazionale con 116 voti contro 74 (e due astensioni), anche la CTT-S conferma che esiste una maggioranza politica a sostegno del sistema mediatico duale svizzero. L’iniziativa «200 franchi bastano!», che chiede di ridurre il canone radio-TV a 200 franchi, non è dunque sostenuta né dal Consiglio federale, né dal Consiglio nazionale, né dalle commissioni competenti. Anche diversi controprogetti – sia da destra, incentrati sulle restrizioni, sia da sinistra, con nuovi modelli di finanziamento – non hanno trovato maggioranza nel Consiglio nazionale e nelle due commissioni competenti nell’ultimo semestre.
La CTT-S raccomanda ora al Consiglio degli Stati, con 12 voti contro 1, di respingere l’iniziativa popolare. La motivazione di questa raccomandazione si fonda sul controprogetto del Consiglio federale decisa a livello di ordinanza (revisione parziale della RTVV), che già rappresenta una sfida per mantenere un servizio pubblico mediatico in tutte le regioni linguistiche.
Nel giugno 2024 il Consiglio federale con la revisione parziale dell’Ordinanza sulla radiotelevisione (RTVV) ha deciso di ridurre il canone a 300 CHF all’anno ed esonerare dall’obbligo di pagamento le aziende soggette a IVA con un fatturato annuo fino a 1,2 milioni di CHF. Così facendo, ha ridotto unilateralmente il budget della SRG SSR di circa il 17%, mettendo a rischio la diversità, la qualità e l’indipendenza del panorama mediatico svizzero.
La decisione odierna della commissione sottolinea l’importanza centrale di un servizio pubblico mediatico indipendente, capillare e multilingue per la democrazia, la coesione sociale e la diversità culturale. L’iniziativa «200 franchi bastano!» non minaccia soltanto l’offerta informativa di base, ma anche i posti di lavoro e le condizioni di impiego di numerosi professionisti dei media in tutta la Svizzera.
Con tutta probabilità, il Consiglio degli Stati discuterà l’iniziativa popolare nella sessione autunnale, concludendo così l’iter parlamentare. Se anche il Consiglio degli Stati si allineerà alla posizione contraria di Consiglio nazionale e Consiglio federale, verrà inviato un segnale forte alla popolazione affinché alle urne esprima un chiaro “NO”.