Nella sua riunione odierna, il Consiglio federale ha deciso di respingere l’iniziativa SSR „200 franchi bastano!". Tuttavia, il "controprogetto" presentato dal Consigliere federale Rösti mira comunque a tagliare massicciamente il servizio pubblico dei media in Svizzera. Un taglio annuo tra i 150 e i 200 milioni di franchi sarà attuato riducendo gradualmente il canone radiotelevisivo per nuclei familiari dagli attuali 335 franchi a 300 franchi. Inoltre, altre aziende saranno esentate dal prelievo. Solo le aziende con un fatturato annuo di 1,2 milioni di franchi o più dovranno contribuire al servizio pubblico. Il Consiglio federale vorrebbe attuare questi cambiamenti tramite ordinanza e sta pianificando una consultazione pubblica in merito. I tagli interesseranno la SSR e quindi anche la produzione cinematografica e musicale svizzera e l'intero settore culturale. Tuttavia, sono interessate anche le emittenti radiofoniche e televisive private autorizzate con un mandato di prestazioni.
Con quest'ultima decisione, il Consigliere federale Rösti sta portando avanti l'erosione della diversità e della qualità dei media nel panorama mediatico svizzero. Una revisione del livello del canone radiotelevisivo sarebbe comunque avvenuta nel 2024 e anche il mandato di prestazioni sarebbe stato rivisto con l'imminente rinnovo della concessione della SSR.
"Questo "controprogetto" non porterà al ritiro dell'iniziativa popolare, come confermano le reazioni dei rappresentanti del comitato d'iniziativa di domenica scorsa", avverte Silvia Dell'Aquila, segretaria centrale del sindacato dei media SSM. "La perdita di qualità e i tagli ai programmi dovuti alla rinnovata pressione al risparmio sono una cosa. Allo stesso tempo, il Consiglio federale sta portando avanti ulteriori massicci tagli di posti di lavoro nel panorama dei media, indebolendo così la qualità e la diversità dell'intero centro mediatico svizzero".
"La "controproposta" del Consiglio federale avrebbe le stesse conseguenze dell'accettazione dell'iniziativa SSR „200 franchi bastano!". Indebolisce il servizio pubblico dei media senza motivo e senza necessità. È veleno per la nostra democrazia", aggiunge Stephanie Vonarburg, vicepresidente di syndicom e responsabile del settore Media.
I sindacati dei media sono unanimi: un'ulteriore riduzione del canone, già ridotto più volte, oltre ai massicci tagli alle aziende mediatiche private (in termini di struttura e personale), avviene soprattutto a spese della società svizzera: una perdita di qualità, diversità e servizio nell'offerta mediatica e culturale del Paese e, non da ultimo, un indebolimento della democrazia. Con la decisione del Consiglio federale, corriamo il rischio che la popolazione possa fare sempre meno affidamento a un giornalismo critico e indipendente.
Né il sindacato dei media SSM né syndicom possono condividere il progetto del governo di indebolire in questo modo la produzione mediatica indipendente. A nome e con i nostri iscritti, faremo tutto il possibile per opporci a questi tagli, a partire dalla nostra dichiarazione sull'imminente processo di consultazione.